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Giustificarsi: la prigione invisibile del giudizio altrui



Nella ricerca continua di comprensione e approvazione, giustificarsi è diventato un riflesso, un tentativo costante di difendere la propria identità. Spesso, però, ciò nasconde una complessità psicologica legata al nostro bisogno di accettazione, persino da parte nostra.Giustificarsi è come aprire la porta al giudizio altrui, costruendo una prigione invisibile fatta di spiegazioni non richieste e ansie silenziose. 

Perché sentiamo l’esigenza di giustificarci? Non si tratta solo di difenderci; in realtà, spesso cerchiamo di rassicurarci rispetto all'immagine che temiamo non venga accettata. Giustificarci diventa così una risposta al timore di essere giudicati o di non essere abbastanza, generando un circolo di vulnerabilità. C’è differenza tra spiegare e giustificarsi: mentre spiegare è comunicare con chiarezza, giustificarsi è una reazione all’ansia di giudizio, un doppio legame in cui, più cerchiamo di dimostrare la nostra innocenza, più sembriamo colpevoli. Una metafora calzante è quella del pittore che, tentando di perfezionare un quadro già concluso, finisce per sovraccaricarlo di dettagli, perdendo l’armonia originaria.

Questa incessante esigenza di giustificarsi crea una rete di spiegazioni superflue, alimentata dalla paura di essere fraintesi o dall’ansia di apparire favorevoli. Questo tentativo costante di difendere il proprio operato, piuttosto che generare sicurezza, rafforza la vulnerabilità. 

Passare dal bisogno di giustificarsi all'assertività rappresenta un'evoluzione: l’affermazione di sé senza costanti giustificazioni. L’assertività è la capacità di esprimere i propri desideri con fiducia e rispetto reciproco, come una barca sicura della propria rotta. In ambito lavorativo, ad esempio, un leader sicuro non si sente obbligato a giustificare ogni decisione, consapevole che la fiducia nasce dall’esperienza, non dalle spiegazioni infinite. Anche nelle relazioni, giustificarsi senza motivo può erodere la fiducia e insinuare dubbi, rischiando di creare un ambiente di ansia.

Riflettiamo: quante volte abbiamo sentito il bisogno di giustificarci per scelte che ci appartenevano? La prossima volta che avverti questo impulso, ascolta la tua voce interiore: stai davvero evitando il giudizio altrui o temendo il confronto con te stesso?

La terapia è un percorso verso l'autocomprensione e la fiducia in sé, una libertà emotiva che richiede pazienza. Imparare a non giustificarsi è un processo in cui il paziente sviluppa un'identità solida, capace di sostenere lo sguardo altrui senza bisogno di conferme. La fiducia in se stessi, come un abito su misura, cresce nel tempo, permettendoci di vivere senza l’ansia di giustificare ogni scelta o emozione.

Abbracciare un’esistenza libera dal bisogno di continue spiegazioni significa lasciare che le azioni parlino per noi, radicandole in una fiducia genuina, senza rispondere a una costante richiesta di approvazione.

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