Mi piace intraprendere, sinteticamente, un discorso che alimenti e dia valore e importanza a una sensibilità critica e gaudente nei confronti di sé stessi. Spesso, quando facciamo appello nella nostra mente al colloquio , non pensiamo a noi stessi, bensì agli altri.
La celebrazione dell'interiorità non significa né essere severi con sé stessi né autocelebrativi, bensì onestamente consapevoli. Ne è un esempio virtuoso, Marco Aurelio che nel famoso libro Colloquio con sé stesso , uno dei testi più moderni del mondo classico, suggerisce traiettorie mentali che incoraggiano il colloquio con sé stessi.
Tra i pensieri più intimi dell'imperatore romano, sottopongo alla vostra attenzione e riflessione questo: "Ricorda, tutto ciò che sentiamo è un opinione non un fatto. Tutto ciò che vediamo una prospettiva non la verità!".
Questa visione stoica, ci indirizza non solo alla relatività degli eventi, dei diversi punti di vista e prospettive, ma anche la possibilità che tutto può cambiare e trasformarsi nel tempo. Essere legati supinamente ad uno schema mentale rigido ed autoreferenziale favorisce e acuisce il cortocircuitare dei pensieri e non ci garantisce alcunché. E allora, cari lettori, a colloquio con il proprio sé, contempliamo l'antico e saggio suggerimento dell'imperatore romano.
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