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L'attenzione in tutte le sue varietà rappresenta una risorsa poco considerata e sottovalutata ma che riveste un ruolo determinante e incisivo rispetto al modo in cui affrontiamo la vita.
A mio avviso, è un tema sulla quale occorre soffermarsi e interrogarsi per comprendere un pezzo importante di noi, che magari diamo per scontato e invece occorre maggiore cautela e consapevolezza al fine di promuovere uno stile di vita "ecologico". In questo articolo, cercherò di sollecitare delle riflessioni con l'obiettivo di stimolare le vostre capacità attentive.
Quanto siamo consapevoli, oggi nell'era digitale, di questo impoverimento dell'attenzione? Il colosso Google ha determinato un algoritmo per la nostra attenzione: il tempo massimo di concentrazione di un millennial ( chi oggi ha tra i 24 e i 39 anni) è di 9 secondi. Un secondo in più di un pesce rosso. Sulla base di questi dati , Google genera contenuti e stimoli per sfruttare il tempo che trascorriamo sul web e monetizzarlo.
In realtà, dovremmo ricordarci che la nostra attenzione è la risorsa più raffinata che abbiamo e dobbiamo attivamente scegliere come utilizzarla. Ma non è così semplice come si pensa. L'abuso di tecnologia sta riducendo progressivamente la nostra capacità di concentrarci e la ostacola senza sosta.
Pertanto , occorre sapere che la nostra attenzione è sempre stata limitata, preziosa e scarsa. Ma ciò che contraddistingue la nostra quotidianità è che i progressi tecnologici hanno reso disponibile una quantità abnorme e considerevole di informazioni, strategicamente mirate a catturare la nostra attenzione.
Quando navighiamo su Internet, in genere abbiamo in mente un obiettivo, come trovare una risposta a un quesito o condurre una ricerca. Una volta ottenuto ciò che vogliamo, lasciamo il sito. Tuttavia, i social media ci mantengono sulla piattaforma più a lungo e vogliono di più.
Possiamo scrollare (clicca sulla parola e troverai il significato)senza sosta sui social media e al termine di un video se ne presenterà automaticamente e puntualmente un 'altro sempre nuovo. Tuttavia, quando concentriamo la nostra attenzione incollata ai nostri telefoni, rinunciamo ad altre opportunità .
Vi è chiaro che dietro alla nostra attenzione ci sono degli interessi di natura economica e non è una giovane novità perché ben 50 anni fa il termine "economia dell'attenzione" fu coniato dallo psicologo, economista e premio Nobel Herbert A. Simon, il quale ha postulato che l'attenzione fosse il "collo di bottiglia del pensiero umano" che limita sia ciò che possiamo percepire in ambienti stimolanti sia ciò che possiamo fare. L’informazione consuma attenzione. Quindi "l’abbondanza di informazione genera una povertà di attenzione e induce il bisogno di allocare quell’attenzione efficientemente tra le molte fonti di informazione che la possono consumare". In un contesto nel quale l’informazione è sovrabbondante, si assiste a una crescente scarsità di attenzione. Ha anche notato che "una ricchezza di informazioni crea una povertà di attenzione", e svelò che il multitasking è un mito.
Mentre continuiamo ad essere inondati di stimoli che cercano di catturare la nostra attenzione, bisogna resistere all'economia dell'attenzione iniziando realmente a concentrarci quantomeno sul prestare attenzione a ciò a cui prestiamo attenzione. Un gioco di parole prestare attenzione a cui prestare attenzione che nasconde la complessità del problema.
Per coloro che vogliono approfondire il tema consiglio la lettura del libro di Bruno Patino, la memoria del pesce rosso, edizione Vallardi, dove l'autore racconta gli effetti del mercato dell’attenzione.
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