Tutta la nostra vita, per quanto abbia una forma definita, non è che una massa di abitudini, dichiarava nel 1882 William James.
Il monito del filosofo fondatore della psicologia funzionale è quanto mai attuale, nonostante sia passato più di un secolo.
In questo articolo, affronterò l'interessante e affascinante tema delle abitudini e dello smisurato potere che hanno su di noi e sulla nostra quotidianità.
La nostra vita è caratterizzata da un insieme di abitudini.
La maggior parte delle scelte, e delle relative azioni che svolgiamo quotidianamente, non sono frutto di riflessioni, ma vengono eseguite meccanicamente. E benché, se viste singolarmente, non abbiano grande significato, nel loro complesso le abitudini influenzano enormemente la nostra salute, il nostro lavoro, la nostra situazione economica e il nostro benessere bio-psico-sociale. Ma per quale motivo esse affiorano inesorabili e condizionano le nostre vite?
Le abitudini emergono perché il cervello è costantemente alla ricerca di modalità per economizzare gli sforzi. Quando facciamo qualcosa per la prima volta, e in seguito ci confrontiamo con problematiche simili, il cervello deve lavorare al massimo potenziale per dare un senso a tutte le nuove informazioni e consolidare le informazioni ricorrenti. La nostra attività mentale integra col tempo alcuni automatismi che ci esulano dal dovere ogni volta riattivare la fatica del pensiero. Ad esempio, guidare o lavarsi i denti. Nella routine della vita quotidiana gli automatismi ci consentono di non pensare a ciò che stiamo facendo. Le abitudini, tanto quanto la memoria e la ragione, sono anch’esse alla radice del nostro comportamento.
Potremmo non ricordare le esperienze che sono all’origine delle nostre abitudini, ma una volta che sono alloggiate nel nostro cervello, influenzano il modo in cui agiamo. Da secoli gli uomini studiano le abitudini, ma è solo negli ultimi anni che neurologi, psicologi, sociologi ed esperti di marketing hanno realmente cominciato a capire in che modo funzionano e, soprattutto, come possono evolvere e mutare. Infatti, le abitudini possono percorrere direzione/i diverse e il nostro cervello non è in grado di distinguerne le cattive dalle buone. La cattiva abitudine è sempre in agguato, in attesa del giusto spunto e ricompensa. Quindi, a meno che non si combatta deliberatamente un'abitudine trovando nuove routine, il vecchio schema si svilupperà automaticamente. La percezione generale delle cattive abitudini è che sono davvero difficili da cambiare.
Il più delle volte, quando si tratta di cambiare una cattiva abitudine o di svilupparne una nuova, ricadiamo sulla nostra "forza di volontà", o diamo la colpa alla sua mancanza. La ricerca suggerisce che la "forza di volontà" è una risorsa limitata. Essa potrebbe non essere un compagno perfettamente affidabile in tutte le circostanze alle quali siamo confrontati, specialmente quando si tratta di cambiare abitudini profondamente radicate. Le abitudini insorgono senza chiederci il permesso attraverso il loro circolo vizioso e capire la loro traiettoria ci consentirà di migliorare, ottimizzare il nostro tempo e ottenere i cambiamenti che desideriamo. Ma che cosa differenzia e come distinguiamo una buona da una cattiva abitudine?
La differenza tra buone e cattive abitudini sta nelle conseguenze a breve o lungo termine delle azioni che compiamo nella quotidianità. Nelle cattive abitudini non siamo lungimiranti, minimizziamo lo sforzo nel presente e non pensiamo alle conseguenze, scegliamo la traiettoria più breve. Al contrario la buona abitudine è governata dalla consapevolezza delle conseguenze di un’azione nel tempo e richiede quindi fatica contingente, che verrà premiata in una situazione futura.
Come diceva William James : “ Ogni bene che vale la pena possedere deve essere pagato a colpi di fatica quotidiana” Se vuoi cambiare le tue abitudini o svilupparne di nuove, l’impresa non è impossibile, anche se hai fallito più volte. Come asseriva Eraclito “Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi”.
Per coloro che vogliono approfondire questo tema, suggerisco la lettura di due libri: La dittatura delle abitudini di Charles Duhigg della casa editrice Corbaccio e Piccoli abitudini per grandi cambiamenti di James Clear della casa editrice De Agostini.
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