Il termine dialogo deriva dal greco DIA
che significa attraverso e LOGOS che
letteralmente vuol dire parola. L’immagine che questo termine evoca è un
fluire di parole che scorrono fra e attraverso di noi.
Il potente valore del dialogo, quale strumento prezioso, ci permette di dare vita o costruire un percorso che ci porta, volente o nolente, in una direzione definita che possa essere ricca o povera, accogliente o fastidiosa. Determinante per il suo esito generativo è che il dialogo sia intriso e contaminato da ascolto costruttivo; ma soprattutto dobbiamo associare all'uso del dialogo la piena e convinta consapevolezza che "In ogni momento abbiamo il potenziale per servire la vita oppure distruggerla”, come sosteneva Marshall Rosenberg nel suo libro Preferisci avere ragione o essere felice? Lo stesso autore asseriva che le parole possono essere ponti o muri.
In ogni caso il dialogo riveste un ruolo di tutto rispetto in quelli che sono i nostri rapporti interpersonali e in questo breve post vorrei associarlo ad una forma di comunicazione cosiddetta generativa.
Ma cos'è la comunicazione generativa? È un processo interattivo di co-creazione intenzionale che cerca risultati reciprocamente desiderati.
I risultati possono orientarsi verso una migliore comprensione di problemi complessi, un apprezzamento per punti di vista opposti o soluzioni praticabili a sfide complicate.
La comunicazione si trasforma in generativa quando porta qualcosa di nuovo all'esistenza o sollecita un’azione che cambia una situazione o addirittura i diversi punti di vista.
La traduzione pratica della comunicazione generativa si basa su alcuni presupposti come ad esempio: stare meglio insieme, riflettere di più su come il nostro pensiero informa le nostre interazioni, assumerci la responsabilità personale di contribuire ai dilemmi che riconosciamo e di trovare soluzioni praticabili.
Il processo di comunicazione generativa va oltre lo scambio e la messa in comune dei contributi comunicativi degli interlocutori. Il suo obiettivo è di produrre e generare qualcosa di cui nessuno era prima portatore. Si differenzia dalla comunicazione “confermativa” e da quella “scambiativa”.
L'esperienza della comunicazione generativa presuppone, nel dialogo, la capacità di sospendere i propri assunti di fronte agli altri e di riconoscere i propri modelli mentali, di abitare in uno spazio fertile dove non siamo tenuti a vincere controversie, ma liberi di dire o non dire.
Nella comunicazione generativa, nessuno tenta di vincere. Si tratta di una situazione in cui tutti vincono. È una partecipazione comune, nella quale non stiamo giocando l’uno contro l’altro, ma l’uno con l’altro. In un dialogo generativo, tutti vincono.
Progresso sarà quando la comunicazione non ci dividerà, ma saprà generare nuovi significati che prenderanno forma da un dialogo che si nutre di posizioni differenti.
Il potente valore del dialogo, quale strumento prezioso, ci permette di dare vita o costruire un percorso che ci porta, volente o nolente, in una direzione definita che possa essere ricca o povera, accogliente o fastidiosa. Determinante per il suo esito generativo è che il dialogo sia intriso e contaminato da ascolto costruttivo; ma soprattutto dobbiamo associare all'uso del dialogo la piena e convinta consapevolezza che "In ogni momento abbiamo il potenziale per servire la vita oppure distruggerla”, come sosteneva Marshall Rosenberg nel suo libro Preferisci avere ragione o essere felice? Lo stesso autore asseriva che le parole possono essere ponti o muri.
In ogni caso il dialogo riveste un ruolo di tutto rispetto in quelli che sono i nostri rapporti interpersonali e in questo breve post vorrei associarlo ad una forma di comunicazione cosiddetta generativa.
Ma cos'è la comunicazione generativa? È un processo interattivo di co-creazione intenzionale che cerca risultati reciprocamente desiderati.
I risultati possono orientarsi verso una migliore comprensione di problemi complessi, un apprezzamento per punti di vista opposti o soluzioni praticabili a sfide complicate.
La comunicazione si trasforma in generativa quando porta qualcosa di nuovo all'esistenza o sollecita un’azione che cambia una situazione o addirittura i diversi punti di vista.
La traduzione pratica della comunicazione generativa si basa su alcuni presupposti come ad esempio: stare meglio insieme, riflettere di più su come il nostro pensiero informa le nostre interazioni, assumerci la responsabilità personale di contribuire ai dilemmi che riconosciamo e di trovare soluzioni praticabili.
Il processo di comunicazione generativa va oltre lo scambio e la messa in comune dei contributi comunicativi degli interlocutori. Il suo obiettivo è di produrre e generare qualcosa di cui nessuno era prima portatore. Si differenzia dalla comunicazione “confermativa” e da quella “scambiativa”.
L'esperienza della comunicazione generativa presuppone, nel dialogo, la capacità di sospendere i propri assunti di fronte agli altri e di riconoscere i propri modelli mentali, di abitare in uno spazio fertile dove non siamo tenuti a vincere controversie, ma liberi di dire o non dire.
Nella comunicazione generativa, nessuno tenta di vincere. Si tratta di una situazione in cui tutti vincono. È una partecipazione comune, nella quale non stiamo giocando l’uno contro l’altro, ma l’uno con l’altro. In un dialogo generativo, tutti vincono.
Progresso sarà quando la comunicazione non ci dividerà, ma saprà generare nuovi significati che prenderanno forma da un dialogo che si nutre di posizioni differenti.
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