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Procrastinazione: primo o poi lo faccio!

 




“La procrastinazione è la ribellione dell'anima contro l'intrappolamento”, scrive Nassim Nicholas Taleb, nella raccolta di aforismi: Il letto di Procuste, una ribellione  che però non ci rende liberi ma prigionieri di noi stessi.


I nostri pensieri possono essere il nostro peggior nemico quando si tratta di perseguire un obiettivo. Pensiamo a molte ragioni per non agire come volevamo.

Nello spazio sospeso tra la presa di una decisione e la decisione stessa entra in scena la  procrastinazione.


Il termine procrastinazione, deriva dal latino crastinus che vuol dire domani, il vocabolario Treccani ne da la seguente definizione: differire, rinviare da un giorno all'altro, dall'oggi al domani, allo scopo di  guadagnare tempo o addirittura con l'intenzione di non fare quello che si dovrebbe. 

La procrastinazione deriva anche dall'antica parola greca akrasia - fare qualcosa contro il nostro miglior giudizio, catalogabile come un atteggiamento malsano  da  contrastare. Il rimandare può essere intenzionalmente programmato  e in alcuni casi si può rivelare una saggia decisione, ciononostante la procrastinazione si distingue da questo perché non viene pianificato il posticipare ma viene posticipato quanto pianificato. Chiunque può procrastinare in determinate occasioni ma questo comportamento assume una connotazione negativa nel momento in cui l’individuo posticipa azioni o decisioni in modo inadeguato alla situazione con il rischio di pagarne le conseguenze.


Ma quali  sono le dinamiche della procrastinazione?


La procrastinazione percorre strade contorte, labirintiche e macchinose al fine di evitare o meglio sottrarsi a emozioni gravose come ad esempio: la paura di sbagliare, il desiderio di essere perfetti o quello di non essere riconosciuti dagli altri. Infatti, non riuscendo a governare quest'ultime ne inneschiamo altre come il senso di inefficacia e l' inadeguatezza o l’ inconsistenza che ostacolano la percezione della difficoltà; delle trappole mentali che si configurano come una sorta di cortocircuito emozionale che ci intrappola e non ci fa evolvere verso strategie risolutive.

Sta di fatto che le emozioni che si avviano in questa gabbia mentale minano fortemente il nostro benessere psicologico attivando ansia, nervosismo, tristezza, rabbia e inefficacia.

Il meccanismo della procrastinazione è indissolubilmente legato alla rappresentazione mentale  che abbiamo di noi stessi.

Molto spesso trova terreno fertile nella paura di  non corrispondere alle aspettative sociali o alla paura di responsabilità.


Smascherarla si può, a partire dalla conoscenza della propria storia di vita per darsi la possibilità di cambiare postura mentale pur rimanendo noi stessi ma nel rispetto della nostra salute mentale.

Non è funzionale essere critici o severi nei nostri confronti, bensì intercettare nel nostro funzionamento mentale che procrastinare è umano e che possiamo superare questo impasse accogliendo e allenando nel nostro habitat mentale l'auto- disciplina: strumento prezioso che abbiamo a disposizione e che occorre tenere presente. Le possibilità di cambiamento dipendono dalla nostra volontà e da quando impegno ci mettiamo. Per deporre una volta e per tutti le armi della procrastinazione è necessario l'impegno, la determinazione e l'azione attuati in uno stato mentale positivo e aperto al cambiamento mediante il quale desiderare progettare e realizzare la transizione della palude del rinvio al sentiero della autorealizzazione. Poiché come diceva William James : "non c'è niente di più faticoso che tenere eternamente in sospeso un compito da finire".


Per coloro che vogliono approfondire questo tema, consiglio la lettura del libro di Windy Dryden dal titolo: Procrastinare. Come superare il vizio di rimandere.


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Quando rimandiamo, pensiamo troppo alle conseguenze delle nostre azioni, abbiamo ansia da prestazione... tutte queste volte siamo schiavi di angoscia e paura. Rimaniamo dentro la caverna di Platone. Meglio uscirne e vivere veramente.

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